Se c’è qualcosa che è praticamente verità inconfutabile è che la prostituzione esiste da tempi immemorabili. Troviamo molti riscontri storici che confermano ciò. Già dal secolo XVI infatti l’italiano Ferrante Pallavicino aggiornò una opera cristiana convertendola in una specie di manuale, mediante il quale si poteva apprendere come lavoravano le prostitute da un punto di vista umoristico.

Non c’èra dubbio che questo impattante libro avrebbe attirato le attenzioni della Roma antica, e lo scandalo che generò fu tanto grande che finirono con l’imprigionare e decapitare l’autore per averlo scritto. Oggigiorno invece questi pregiudizi svaniscono poco a poco e, con il supporto di artisti come la spagnola Julia de Castro, è possibile poter conoscere la quotidianità di questa professione da un punto di vista più reale.

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Cosa troviamo in questo nuovo approfondimento dell’opera?

La artista ha voluto realizzare una audace revisione del testo originale di Pallavicino nella quale è inclusa una traduzione dell’opera stessa, essendo la prima volta che si realizza in spagnolo. In questo caso, la autrice presenta un libro illustrato intitolato anch’esso ‘La Retorica delle Puttane’ nel quale intavola un dialogo con Pallavicino. In tal modo riesce a confrontare tutti gli insegnamenti frutto di fantasia che quest’ultimo elencava nella sua opera, con gli insegnamenti reali che lei stessa apprese durante i mesi in cui conviveva con due prostitute.

De Castro assicura che è stato molto duro confrontarsi con molte persone a causa della disinibizione presente nell’opera. Tuttavia lei crede che i tempi sono cambiati e desidera apportare femminilità ad una professione che sempre è stata raccontata dagli uomini. Lei difende senza pregiudizi la liberalizzazione di questa professione. Il suo libro illustrato mostra due edizioni, una in Spagna e l’altra in Italia, dove esistono pagine nelle quali le prostitute stesse decidono la modalità nell’offrire i loro servizi.

La riflessione artistica di una realtà

All’interno del racconto compaiono due ragazze che si dedicano alla prostituzione, una di esse è Susanna, la quale esercita la sua professione in Italia, e l’altra è Valeria che si trova invece in Spagna. Entrambe dovevano rispondere ad alcuni requisiti voluti dall’autrice: dovevano lavorare nei propri paesi di origine. Inoltre dovevano già aver avuto un lavoro in precedenza e gestire personalmente i guadagni.

L’autrice riflette sul tema della prostituzione con dati generici circa le modalità con le quali questa si sviluppa e si regola nel mondo. Lei dice che con la sua opera ha voluto proporre un dialogo per comprendere da un punto di vista femminile questa professione che da sempre ha generato un odio un tantino viscerale. E’ inoltre cosciente dei motivi di carattere morale, economico e culturale che hanno creato un cattivo nome, ma ricorda anche che ciò potrebbe essere dovuto all’eterna rivalità tra donne.

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Roma e la retorica delle puttane

Nell’opera di Pallavicino si citano luoghi che furono importanti per la storia della prostituzione di Roma. La piazza Fiammetta Michaelis, che deve il suo nome ad una prostituta molto gettonata, o la chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio, erano alcuni tra questi posti iconici dove incontrare le meretrici in passato.

Molte di queste prostitute erano le amanti degli uomini più potenti di Roma, e ciò consentiva loro di accedere a cariche di potere dove era impensabile trovare una donna. Si narra che diedero nome a piazze e che innalzarono palazzi, posti che attualmente passano inosservati.

La retorica delle Puttane di Julia Castro ringrazia tanto Valeria quanto Susanna le quali si sentono felici di dare un volto alla prostituzione volontaria nel mondo. Loro stesse hanno deciso di esserlo e difendono il proprio diritto di poter esercitare questa professione.